Almasri, la Corte penale internazionale smentisce fascicolo sull'Italia
L'Avvenire: sotto la lente d'ingrandimento il rimpatrio del generale. Accuse di "ostacolo all'amministrazione della giustizia ai sensi art. 70 dello Statuto di Roma"
La Corte penale internazionale dell'Aja smentisce un'indagine sul governo italiano nel caso del generale libico Almasri. La Corte stessa ha fatto sapere che al momento “non c'è alcun fascicolo” di indagine sull'operato del governo italiano per "ostacolo all'amministrazione della giustizia ai sensi dell'articolo 70 dello Statuto di Roma".
L'ipotesi, smentita anche dal governo, era stata avanzata dal quotidiano Avvenire nella pagina online e avrebbe visto il coinvolgimento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, fa seguito a una denuncia presentata dai legali di un rifugiato sudanese.
Il denunciante, un cittadino del Darfur con status di rifugiato in Francia, aveva già testimoniato nel 2019 sulle torture subite da lui e sua moglie nelle carceri libiche sotto il controllo di Almasri. La sua testimonianza era stata inclusa nel mandato di cattura internazionale emesso contro l'ufficiale libico, accusato di crimini di guerra e contro i diritti umani.
Secondo l'accusa, i rappresentanti del governo italiano non avrebbero ottemperato all'obbligo di consegnare Almasri alla Corte penale internazionale, violando l'articolo 70 dello Statuto di Roma. Il generale era stato arrestato a Torino il 18 gennaio, ma dopo 96 ore è stato rilasciato e rimpatriato in Libia con un volo dei servizi segreti italiani.
Almasri è accusato dalla Corte penale internazionale di aver personalmente commesso e ordinato torture, omicidi e violenze sessuali nel carcere di Mitiga da lui diretto. Secondo le indagini, almeno 34 detenuti sono stati uccisi e 22 persone, tra cui un bambino di 5 anni, hanno subito violenze sessuali sotto il suo comando. |