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Pasolini a Villa Ada di Giorgio Manacorda
Una scenografia essenziale con una panchina tra le foglia rievoca Villa Ada. È lo sfondo su cui si muove, al Teatro Tordinona di Roma, l’esile figura di Ivan Festa...
Dopo due settimane di scena, si è appena concluso al Teatro Tordinona di Roma, Pa- solini a Villa Ada di Giorgio Manacorda. Una scenografia essenziale con una panchi- na tra le foglia rievoca Villa Ada. È lo sfon- do su cui si muove, al Teatro Tordinona di Roma, l’esile figura di Ivan Festa, regista e interprete dell’omonimo racconto di Giorgio Manacorda. In un gioco di luci e ombre, l’attore a tratti scompare dalla scena, quasi volutamente. Non è la sua presenza quella essenziale al racconto, a restare sempre in primo piano invece è la voce narrante di Ivan Festa: parole intense pronunciate in tono sommesso, parole penetranti ed emozionanti ma mai urlate in modo altisonante. Raccontano la delicata amicizia tra Pierpaolo Pasolini e Giorgio Manacorda, che solo recentemente ha deciso di rivelare, proprio in questo racconto, il suo legame con uno dei più controversi personaggi del panorama culturale italiano del Novecento. È la loro amicizia la vera protagonista della scena. Giorgio Manacorda ha insegnato letteratura tedesca in molte università d’Italia e si è interessato di poesia fin da giovanissimo. Per questa ragione ha conosciuto Pasolini che lo ha scoperto come poeta e ne ha presentato le opere agli intellettuali a loro contemporanei. Ivan Festa e Manacorda hanno realizzato insieme la trasposizione teatrale del racconto in cui Festa riesce a dar vita ad un’ora di monologo in cui vengono ripercorsi i momenti fondamentali del loro stare insieme e il significato di questo particolare rapporto. La voce di Ivan Festa prende per mano lo spettatore e lo conduce attraverso l’incontro di due anime: due poeti, due scrittori, due intellettuali si confrontano sul senso della poesia e un affetto autentico alimenta i loro appuntamenti, i loro incontri, i loro dialoghi. Manacorda, dopo tanti anni di rimozione, ha deciso di riportare alla luce questo pezzo sommerso della sua vita, non per ostentare al grande pubblico vicende personali che richiamano l’attenzione sul nome di Pasolini ma perché sembra una sua esigenza impellente quella di elaborare questo rapporto. La figura del grande Pasolini ha avuto molteplici significati e molteplici ruoli per Manacorda che hanno urgenza di essere metabolizzati e integrati nella sua esperienza personale ed artistica. Per questo Ivan Festa tratta con tatto l'intero lavoro. Una trasposizione teatrale elegante, così come eleganti sono le immagini che dal foyer accompagnano lo spettatore nella piccola sala del Teatro Tordinona. Le foto di scena, una piccola mostra della fotografa Angelina Chavez, con garbo accompagnano il pubblico e lo proiettano in quella che sarà una confessione intima di questo rapporto di amicizia. Un lavoro toccante che emoziona perchè a portarlo in scena è un Attore che si annulla per dare spazio alla parola, un lavoro non semplice che Festa porta avanti con costanza per tutta la durata dell'intenso racconto. Il risultato è monologo pregno di storia, di arte, di emozione; un lavoro che lascia i segni e la voglia di rivedere. |
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Mena Zarrelli |
03-03-2014
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